Riportiamo in forma completa l’articolo che Chiara Perona ha dedicato a Dario Martina nell’ultimo numero della Rivista “L’Arbitro”.
È stato un periodo triste quello che ha caratterizzato la primavera appena lasciata alle spalle. Tuttavia, come spesso accade nei giorni più difficili, ci sono anche tante storie belle da raccontare.
Storia di speranza, di vitalità, di tenacia, quella di Dario Martina, associato della sezione di Pinerolo dal 1986. Attualmente organo tecnico sezionale e designatore per le gare di SGS, non si è fatto scoraggiare dalla pandemia, gettando il cuore oltre l’ostacolo e mettendo a disposizione le proprie competenze nella produzione di mascherine protettive.
Dario da Bricherasio
“Professionalmente svolgo l’attività di artigiano tessile in un piccolo borgo nelle vallate torinesi, a Bricherasio. Mi sono messo in proprio nel 1994 fondando la Alpimaglia, dopo un decennio trascorso a lavorare in un’azienda nel medesimo settore, un’esperienza in cui ho appreso un mestiere complesso ma che mi restituisce ancora oggi, dopo tanti anni, grandi soddisfazioni. Ho alcuni dipendenti, ma porto avanti la mia attività in un clima molto familiare. Produciamo tessuti a maglia mediante l’utilizzo di telai circolari e, negli ultimi dieci anni, sono state molte le sfide che abbiamo dovuto affrontare”. Prima tra tutte, la delocalizzazione all’estero da parte delle grandi committenze, in particolare verso l’Est Europa, che ha messo in ginocchio numerose realtà artigianali e piccolo-medio imprenditoriali, impoverendo così il tessuto sociale dei distretti in cui tale attività era più diffusa.
Istinto e Intuito
Numerose chiusure di laboratori e microimprese, ma non di quello di Dario che già allora aveva saputo guardare al futuro, puntando sulla qualità del prodotto e rivolgendosi ad una diversa e più ampia clientela. “Un tempo si lavorava per un unico committente o quasi. Oggi forniamo centinaia di realtà per quantitativi modesti di merce. Prendere la decisione di cambiare, senza rimanere ancorati al passato è stata una decisione assunta con determinazione e sicurezza, come quando si è in campo e si assegna un calcio di rigore. “Nel mio lavoro ho sempre scelto di pancia sulla base degli elementi a mia disposizione. Questo senz’altro con coscienza, ma comunque seguendo il mio istinto, senza avere ripensamenti o restare intrappolato nell’indecisione”. Determinazione e prontezza da arbitro, con la pandemia a paralizzare il Paese e la necessità assoluta di mascherine protettive, anche ad uso della popolazione.
Pochi, ma tanti
“Avevo due alternative di fronte a me” spiega Dario. “Da una parte, attendere la ripresa dei mercati e della produzione ordinaria, dall’altra provare ad essere di aiuto con i mezzi a mia disposizione. Ecco, devo dire che non ho avuto dubbi nel mettermi in gioco”. Infatti Dario la scelta l’ha presa con tempestività e cuore, giocando di squadra con la sorella, da sempre impiegata insieme con lui, e i propri dipendenti. Arriva a confezionare, con il solo ausilio di un esiguo numero di macchine da cucire, oltre 10.000 mascherine, vendute sul mercato ad importi estremamente contenuti perché, in fine dei conti, è facendo squadra che si vincono i Campionati.